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5-8 FEB, 2025, Istanbul Expo Center

Il tessile-abbigliamento turco sfiora gli 80 mld $. Ue primo mercato

Di Laura Bittau  15 Febbraio 2023



Si dice che Istanbul sia il crocevia tra Oriente e Occidente, una definizione che vale anche per la moda turca. È questa infatti la protagonista della terza edizione di Istanbul Fashion Connection, organizzata dalla Istanbul Textile and Apparel Exporter Association (Itkib) con il supporto della Istanbul Chamber of Commerce.

Il risultato è stata una manifestazione fieristica, la più ampia del Vecchio Continente, che ha ospitato, negli spazi dell’Istanbul Expo Center, non lontano dal cuore pulsante della megalopoli, oltre 600 espositori, con un’affluenza di professionisti del settore da oltre 100 Paesi del mondo, da tutti e cinque i continenti.

Tra l’8 e l’11 febbraio ad animare gli spazi espositivi dedicati alla kermesse ha contribuito anche un denso palinsesto di approfondimenti, seminari e fashion contest, che hanno concorso a restituire un’immagine tridimensionale di un settore promettente e insieme complesso per un Stato sospeso tra Europa e Asia, con uno sguardo cosmopolita.

Ampio anche il raggio di segmenti abbracciato da Istanbul Fashion Connection, le cui proposte spaziano dal womenswear al menswear fino all’abbigliamento per bambini e ragazzi, passando per gli accessori, il beachwear e lo sportswear. Tra i padiglioni spicca però ‘The Core Istanbul’, sezione che ha riunito stilisti e buyer internazionali offrendo una panoramica su nuovi approcci commerciali legati al retail.

La fiera racconta così il ruolo chiave che la fashion industry ricopre all’interno dell’economia e occupazione turca, giocando la propria partita nell scacchiere internazionale sul campo delle esportazioni. Il settore del tessile e abbigliamento del Paese, ha raccontato a Pambianconews Mustafa Pasahan, Vice president di Ihkib, nel 2022 è arrivato a esportare per 31,2 miliardi di dollari (circa 29,11 miliardi di euro), di cui 21,2 miliardi generati dal solo abbigliamento, e l’export dei due segmenti rappresenta il 12,4% delle esportazioni totali della Turchia.

Tessile e abbigliamento, inoltre, costituiscono il 17% della produzione totale nazionale e occupano 1,2 milioni di addetti (con un’occupazione femminile che pesa il 50 per cento). Ancora più in generale, con una quota pari al 6,7% del Pil totale, la produzione complessiva dell’industria tessile e dell’abbigliamento nell’anno passato è arrivata a valere 79 miliardi di dollari nel 2022.

Guardando alla mappa dell’export, il mercato d’elezione della Turchia è rappresentato primariamente dall’Unione Europea, che vanta una quota del 70 per cento. “Tuttavia, a causa della crisi energetica in Europa e del conseguente aumento dell’inflazione – ha spiegato Pasahan – negli ultimi anni la Turchia dà importanza alla diversificazione del mercato. In questo senso, fanno da target alcuni paesi transatlantici come Stati Uniti, Brasile, Argentina, Canada, alcuni paesi della Penisola arabica e dell’Asia orientale”.

Aggiungendo che, negli ultimi cinque anni, le esportazioni negli States sono aumentate di oltre il 60% e il mercato d’oltreoceano rappresenta effettivamente un prioritario obiettivo di crescita. Nell’orizzonte a medio termine della fashion industry del Paese ci sono le sfide che la accomunano alle supply chain di tutto il mondo: l’onda lunga della crisi pandemica, il conflitto Russia-Ucraina e lo spettro della recessione, sullo sfondo di uno scenario inflazionistico.

Ma al centro c’è anche la transizione ecologica, che si traduce nel tentativo di adempiere agli obiettivi climatici posti dal Green Deal per un’industria dalla così spiccata vocazione all’export da rappresentare, sottolinea il Vice president, il terzo fornitore d’abbigliamento per la Ue.

Lo sforzo verso la sostenibilità dovrà interessare l’intera filiera che attraversa il settore, come emerso dall’appuntamento di Istanbul Fashion Connection che di questa rappresenta uno degli ultimi step. La tensione verso la responsabilità produttiva, dalla scelta delle materie prime ai processi produttivi impiegati, interessa e coinvolge trasversalmente tutti i marchi, sebbene la conversione richieda, ricorda Pasahan, “un’elevata solidità finanziaria” che per il sistema moda turco, intessuto primariamente di piccole e medie imprese, rappresenterà una vera sfida.

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